Cure inalatorie con acqua sulfurea

Uno studio clinico pilota dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna ha indagato i benefici dell’assunzione di idrogeno solforato contenuto nell’acqua sulfurea delle Terme di Castel San Pietro per la salute delle ossa e la
prevenzione dell’osteoporosi. I risultati ottenuti sono estremamente interessanti.

L’osteoporosi è una malattia tipica dell’invecchiamento, resa più insidiosa dal fatto di essere totalmente asintomatica: si tratta quindi di una malattia silente, le cui conseguenze, tuttavia, possono avere un forte impatto sulla qualità della vita. La progressiva perdita di massa ossea, infatti, è il principale fattore di rischio per le cosiddette fratture da fragilità, in cui l’osso si frattura pur in assenza di traumi significativi. Secondo i dati epidemiologici più aggiornati, in Europa si verificano ogni anno circa 4,3 milioni di fratture da fragilità, con una incidenza doppia nelle donne rispetto agli uomini.

L’idrogeno solforato (o solfuro di idrogeno, H2S) contenuto nelle acque sulfuree è una piccola molecola gassosa responsabile del caratteristico odore di uovo marcio tipico dello zolfo. Si tratta di una molecola prodotta in piccole quantità dalle cellule del corpo che svolge un’importante funzione biologica antiossidante, soprattutto nel sistema cardiovascolare. Nel corso degli anni alcuni ricercatori dell’Istituto Rizzoli hanno accumulato evidenze, dapprima con studi su colture cellulari e poi su modelli animali, secondo cui l’H2S svolge un ruolo positivo nei confronti del tessuto osseo, promuovendo la funzione degli osteoblasti, le cellule deputate alla produzione di nuovo tessuto mineralizzato nell’osso. Non c’erano ancora evidenze però che sull’uomo una aumentata assunzione di idrogeno solforato per via inalatoria o alimentare potesse svolgere un ruolo positivo sulla salute ossea.

È stato così avviato uno studio clinico pilota in collaborazione con le Terme di Castel San Pietro che ha avuto l’obiettivo di valutare l’effetto di un ciclo di inalazioni di aerosol con acqua sulfurea su alcuni parametri inerenti infiammazione e metabolismo osseo. I soggetti candidabili per lo studio dovevano essere donne in post-menopausa, un periodo della vita in cui è più probabile sviluppare fragilità ossea, e i cui valori di densitometria ossea rientrassero nel range dell’osteopenia (diminuzione della densità minerale ossea), una condizione innocua ma che predispone al futuro sviluppo di osteoporosi. A seguito dell’esito delle densitometrie e delle conseguenti visite mediche a cui sono state sottoposte le candidate allo studio, 41 pazienti sono risultate idonee e hanno completato il ciclo di inalazioni previsto dallo studio, costituito da 12 sedute di trattamenti inalatori con acqua sulfurea per una durata di circa 30 minuti al giorno ed effettuate presso il reparto di cure inalatorie delle Terme di Castel San Pietro.

Lo studio ha previsto la misurazione dei principali parametri legati al metabolismo osseo e fosfo-calcico in 3 tempi: subito prima dell’inizio del ciclo di inalazioni (T0), il giorno stesso della fine del ciclo di inalazioni (T1), e 4 giorni dopo la fine delle inalazioni (T2). Inoltre, sono stati misurati alcuni marcatori legati a stress ossidativo e infiammazione.

I risultati hanno evidenziato alcuni effetti interessanti. In primo luogo, tra i marcatori di metabolismo osseo, il trattamento con aerosol sulfureo ha prodotto un aumento significativo dei livelli di Fosfatasi alcalina ossea, proteina che ha un ruolo chiave nel processo di mineralizzazione ossea e considerato un marcatore specifico di formazione ossea: la sua attività enzimatica, infatti, favorisce la deposizione del materiale minerale sulla matrice organica dell’osso in formazione.

A proposito di stress ossidativo (ovvero del danno cellulare causato da un eccesso di radicali liberi e specie reattive dell’ossigeno), che è stato misurato attraverso i livelli di Malondialdeide, si è rilevato un lieve calo di questo parametro al termine del trattamento. Inoltre, i livelli di alcune citochine tipicamente associate ad uno stato infiammatorio (IL8, TNF, e le proteine chemotattiche della famiglia MIP1) hanno anch’essi mostrato un calo al termine del trattamento.

Questi effetti si associano ad una aumentata concentrazione dei livelli di idrogeno solforato nel sangue, al termine del ciclo di trattamenti. In conclusione, anche se il trattamento è stato di breve durata e sarebbero auspicabili ulteriori approfondimenti, possiamo affermare con entusiasmo che il trattamento con un ciclo di cure inalatorie con acqua sulfurea in pazienti a rischio di sviluppare osteoporosi evidenzia una lieve ma significativa risposta dei marcatori clinici del metabolismo osseo nella direzione di una protezione nei confronti della perdita di massa ossea e un effetto di moderata diminuzione di marcatori di stress ossidativo e di infiammazione, dimostrando il potenziale benefico di queste cure per i pazienti a rischio di osteoporosi. Risultati davvero promettenti, che sono in corso di pubblicazione su una rivista internazionale.

Come si è svolto lo studio

Lo studio ha coinvolto donne tra i 50 e i 60 anni, in menopausa, senza diagnosi di osteoporosi, che non seguono una terapia ormonale sostitutiva e che non hanno patologie croniche rilevanti. Le pazienti hanno fatto un ciclo di 12 sedute di cure inalatorie con acqua sulfurea e sono state sottoposte ad esami di laboratorio del metabolismo dell’osso prima e dopo il ciclo di cure.

Lo studio è stato co-finanziato dalla Fondazione FORST e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, è stato coordinato dal Dott. Francesco Grassi del Lab Ramses, diretto dalla Dott.ssa Brunella Grigolo e ha coinvolto l’Ambulatorio Osteoporosi e Malattie Metaboliche dello scheletro dell’Istituto Ortopedico Rizzoli.

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